intervista a Kristina Tatenko

Siamo molto grati di aver avuto l’opportunità di poter intervistare Kristina Tatenko, imprenditrice di successo e fondatrice di Sant’Anna 1984, un’organizzazione che fornisce servizi di assistenza domiciliare agli anziani. La sua missione è quella di dare dignità e sostegno a coloro che hanno bisogno di assistenza, valorizzando al contempo il ruolo cruciale degli operatori in questo settore. La sua attività è nata dal desiderio di rivoluzionare il campo dell’assistenza agli anziani, mettendo l’accento sull’amore incondizionato e la cura per il prossimo.

Nel corso dell’intervista, avremo la possibilità di esplorare come sia nata l’idea di Sant’Anna 1984, come Kristina selezioni il personale e come gestisca le sfide inerenti la gestione della sua attività. Inoltre, ci ha condiviso le sue osservazioni sulla situazione attuale del settore dell’assistenza domiciliare, le sue esperienze personali come imprenditrice femminile, e ha fornito preziosi consigli per i giovani imprenditori che aspirano a fare la differenza.

Preparatevi per una conversazione coinvolgente, stimolante e ricca di spunti preziosi.

Salve Kristina Tatenko grazie per averci concesso questa intervista. La sua attività, Sant’Anna 1984 si occupa principalmente di assistenza domiciliare agli anziani. Oggi sono sempre di più le persone che hanno bisogno di assistenza e cura a domicilio. Come è nata la sua attività? E come è cambiato nel corso del tempo il settore dell’assistenza domiciliare?

«Sant’Anna 1984 è nata dal desiderio di creare qualcosa di nuovo e rivoluzionario nel settore dell’assistenza agli anziani. La nostra priorità è valorizzare gli operatori che svolgono un ruolo cruciale, dedicandosi con abnegazione al bene comune e contribuendo alla crescita spirituale della coscienza collettiva. Sono loro che ci insegnano il vero significato dell’amore incondizionato.

Se si riflette su questo non con la mente, ma con il cuore, si comprende l’immensa importanza e l’impatto che questo ha sul nostro presente e futuro. Inoltre, ci impegniamo a fornire un servizio di alta qualità alle famiglie. Aiutiamo le famiglie a lasciar andare il controllo, a rilassarsi e a godersi la compagnia dei propri cari senza preoccuparsi dei dettagli che possono sottrarre tempo prezioso. Questo tempo può essere invece impiegato per cose più importanti, come condividere affetto e attenzioni con i propri cari.»

«Nel corso del tempo, molte cose sono cambiate e siamo felici di questo. Senza volerlo, spingiamo tutte le organizzazioni del settore a migliorare le proprie performance. Stiamo vivendo un’epoca di condivisione e collaborazione; la competizione appartiene al passato, mentre lo sviluppo e la crescita congiunta rappresentano il futuro. Rispondendo alla tua domanda, ci rendiamo conto che un assistente che affianca una persona anziana a domicilio deve possedere le competenze e i valori appropriati. Ma soprattutto, deve essere supportato e guidato da un tutor competente, che sappia mettere in risalto i valori dell’operatore e aiutarlo a superare le difficoltà che si presentano durante il servizio. Un operatore che trascorre la maggior parte del suo tempo con una persona anziana ha bisogno di confrontarsi costantemente con altre persone. Altrimenti, rischia di essere assorbito dalla routine domestica, senza rendersi conto che sta perdendo la sua agilità mentale. Abbassando la guardia, diventa meccanico, e questo è ciò che solitamente compromette l’efficacia del lavoro di assistenza domiciliare.»

Questa è un’attività che richiede un’attenta gestione del personale e anche una forte dose di empatia. In che modo gestisce l’attività di selezione dei badanti? Ci sono delle strategie o comunque, delle attività che svolgete a favore dei dipendenti, al fine di rendere il loro lavoro più agevole?

«Hai assolutamente ragione, richiede davvero molta attenzione. Il nostro processo di selezione è estremamente rigoroso: tra le 1000 persone che vediamo al mese per i colloqui, solo 20-30 vengono selezionate. Non è uno scherzo! Nel reparto di selezione lavorano due psicologhe con tre lauree e master. Abbiamo sviluppato una strategia di selezione che ci permette di individuare le persone realmente adatte a svolgere un lavoro così delicato. Non appena un operatore supera la selezione, viene inserito nel nostro programma di formazione. Questo vale anche per coloro che sono già diplomati, poiché per noi è importante insegnare loro il nostro modo di lavorare, il nostro spirito, la nostra missione, l’importanza del lavoro di squadra, della comprensione e della pazienza. Gli operatori che fanno parte del nostro team sono la nostra forza, e sono tutti meravigliosi. Li chiamiamo ‘Angeli Azzurri di Sant’Anna1984‘.»

Nel corso di questi anni, si sarà trovata sicuramente dinanzi ad alcune difficoltà nella gestione della sua attività. Quali sono state le principali? E in che modo è riuscita a superarle?  

«Ahaha, mi stai facendo delle domande molto precise! 🙂 Se posso dire, questo è probabilmente il lavoro più difficile al mondo! Non si smette mai di imparare e di scoprire nuovi orizzonti. Abbiamo commesso anche degli errori a causa della nostra ingenuità e mancanza di esperienza, ma come si suol dire, ciò che non ci uccide ci rende più forti, giusto?! La parte più difficile riguarda la gestione delle risorse umane; le situazioni che possono sorgere sono imprevedibili. È proprio in questi momenti che dobbiamo intervenire con la massima calma e professionalità. Un giorno scriveremo un libro su tutto questo! :)))»

Dal punto di vista legislativo, se potesse cambiare qualcosa, c’è qualche aspetto che cambierebbe al fine di supportare al meglio sia l’attività che svolgono i badanti sia il lavoro in generale dell’assistenza domiciliare?  

«Questa è la domanda che stavo aspettando! Sì, è un problema che affligge tutte le cooperative nel settore dell’assistenza domiciliare e sociale. Abbiamo anche tentato di sollevare la questione al Senato. Il problema principale, soprattutto per le famiglie che si rivolgono a una cooperativa, riguarda i costi. Se una famiglia vuole risparmiare, deve gestire tutto da sola: selezionare la persona, assumerla e gestirla. È un lavoro immenso, e se un familiare ha un impiego, non ha il tempo materiale per occuparsi di tutto questo. Rivolgendosi a una cooperativa, i costi sono ovviamente maggiori, non solo per il servizio, che è giusto pagare, ma anche per i contributi, che sono quasi il doppio. Per fare un esempio, una famiglia che assume un operatore privatamente pagherebbe circa 1,5€ di contributi all’ora, mentre una cooperativa arriva quasi a 3,6€.

Calcolando il costo mensile, c’è una grande differenza, e non tutte le famiglie possono permetterselo. È molto triste non poter aiutare una famiglia perché non riesce a sostenere i costi. Tutti dovrebbero avere il diritto e la possibilità di accedere a questo tipo di servizio e avere serenità a casa.Vedo persone disperate che cercano aiuto attraverso i social media, pubblicando annunci privati, e che non riescono a trovare soluzioni perché ci sono molti rischi nell’assumere qualcuno “dalla strada”. Inoltre, per quanto riguarda l’assunzione di conviventi, non esiste un contratto di convivenza per le cooperative che forniscono assistenza domiciliare. C’è una lacuna nella legislazione che non è stata aggiornata negli ultimi 30 anni. C’è un urgente bisogno di attenzione su questa questione, anche perché il numero di anziani sta aumentando. Credo che il settore sanitario, parasanitario e sociale debba essere completamente rivisto. Abbiamo fiducia nel nostro governo e speriamo che possa rispondere al più presto proponendo alternative che possano aiutare le famiglie e organizzazioni come la nostra a lavorare fornendo la massima sicurezza a tutti.»

La nostra rivista nasce con l’intento anche di aiutare e consigliare gli imprenditori. Oggi l’imprenditoria femminile sta crescendo, nonostante la lotta costante con stereotipi di genere. Lei si è mai imbattuta in commenti o comunque ostacoli provenienti da una figura stereotipata della donna nel mondo dell’imprenditoria? Se si, come ha reagito e in che modo ha dimostrato come il valore dipenda sicuramente più dalle azioni che dal sesso di una persona.

«Grazie per questa domanda. Ad essere sincera, non ho riscontrato molta resistenza riguardo al genere. Più che altro, la resistenza era legata all’età. Siamo un team di giovani tra i 30 e i 40 anni, e all’inizio del nostro percorso abbiamo affrontato un po’ di resistenza a riguardo. 🙂 Tuttavia, grazie alla tenacia e al lavoro di squadra, siamo riusciti a crescere notevolmente in pochi anni. La nuova generazione non ha più una mentalità limitante; anzi, più andiamo avanti, più vediamo spiriti forti emergere. Creeremo un mondo migliore, cooperativo e consapevole, senza divisioni basate su colore, genere o altro. Siamo tutti figli di questa terra, e più velocemente comprendiamo questo concetto, più rapidamente faremo il salto quantico nella nostra mentalità. Siamo un unico organismo. Questa è la verità!»

Vorrebbe dare un consiglio ai giovani e alle giovani imprenditrici che desiderano creare un loro progetto in Italia?

«Volentieri! Superate le vostre paure e dubbi; anche se commettete errori, fa parte della vita. Io dico sempre:

PER OTTENERE LA CINTURA NERA IN KARATE, DEVI PRIMA PRENDERE UN SACCO DI BOTTE. 🙂

Così diventi migliore. Non aver paura del dolore, fa parte della nostra esistenza. Tutto è possibile; l’importante è avere fiducia in se stessi. Sognate e non fermatevi. Fatevi delle domande: ‘Come posso contribuire alla società?’, ‘Come posso essere utile?’, ‘Come posso migliorare il mondo?’. Con queste domande, si apre un universo di opportunità e abbondanza. L’universo è generoso con le persone generose; questa è la formula.» 

Un suggerimento, invece, per gli imprenditori che vogliono entrare nel settore dell’assistenza domiciliare?

«Per gli imprenditori che vogliono entrare nel settore? Beh, la prima cosa è avere un cuore puro, compassione e impegno, tanto impegno. Non è un settore facile. Per moltissimi anni, è stato sfruttato per l’arricchimento personale, con lo sfruttamento dei lavoratori e poca consapevolezza. Questa è una missione, non un business freddo e calcolato.»

Le faccio un’ultima domanda, quali sono i progetti per il futuro di Sant’Anna 1984? Lei ha ancora altri sogni nel cassetto da voler realizzare?

«Grazie per questa domanda. I sogni che abbiamo sono tantissimi. Vogliamo espanderci in tutta Europa, creare sinergie con entità simili nel settore, come cliniche e ospedali, e offrire servizi aggiuntivi. Vogliamo creare case di riposo all’avanguardia e villaggi sostenibili. Centri diurni di divertimento per over 65. Di  istituire scuole etiche per gli operatori, e di integrare innovazione e tecnologia avanzata nel monitoraggio della salute. Inoltre, vogliamo creare scuole per gli anziani per aiutarli a stare al passo con lo sviluppo della tecnologia. Abbiamo tantissime idee che stiamo realizzando una alla volta. Siamo aperti al dialogo e alla collaborazione con chiunque condivida la nostra visione, per costruire insieme il nostro futuro e il futuro dei nostri figli.»

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