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In Italia oltre 1 milione di colf e badanti lavorano in nero, il che significa che sei persone su dieci non sono adeguatamente tutelate e che i rispettivi datori di lavoro rischiano sanzioni pesanti. Ottocentomila lavoratori del comparto sono invece regolarmente contrattualizzati: molte famiglie preferiscono far sottoscrivere un contratto alle badanti per mettersi al riparo da ogni incertezza.

Il contratto per le badanti permette infatti la regolamentazione di una serie di aspetti che troppo facilmente potrebbero dar luogo a malintesi o dissapori e sfociare persino in una denuncia.

Dopo la firma del contratto l’inizio del nuovo rapporto di lavoro va comunicato all’INPS entro le ore 24 del giorno precedente. Un’analoga tempestività nelle comunicazioni  è richiesta per tutte le modifiche successive agli accordi aventi ad oggetto per esempio gli orari, la retribuzione ed ogni altro elemento che sia determinante per il calcolo dei contributi.

Il contratto più adatto all’assunzione in proprio di una badante è a tempo indeterminato se il rapporto di lavoro sarà a lungo termine. Può invece essere a tempo determinato in caso di esigenze assistenziali limitate nel tempo o qualora si debba sostituire una badante in malattia. Il contratto alle badanti non è necessario solo nel caso in cui la durata totale dell’intera prestazione sia inferiore ai 12 giorni.

Nonostante la gestione dei periodi scoperti crea sempre difficoltà ai familiari degli assistiti, colf e badanti hanno naturalmente diritto alle ferie e ad alcuni permessi retribuiti, i quali saranno menzionati nel contratto. L’accordo regolamenta anche la malattia, gli infortuni e l’eventuale maternità e paternità del dipendente.

È responsabilità del datore di lavoro comunicare l’insorgenza di una malattia professionale o un infortunio della badante all’Inail, affinché venga erogata la prestazione dovuta.

Insomma gli adempimenti di cui bisogna occuparsi quando si assume regolarmente una badante sono diversi e spesso scoraggiano le famiglie e favoriscono, purtroppo, il lavoro sommerso. 

Molte badanti accettano, loro malgrado, condizioni di lavoro non dignitose, anche a causa del fatto che la disciplina dell’assistenza familiare non è stata ancora perfezionata e cade ancora in assurde contraddizioni come quando si propone il pagamento della badante a mezzo voucher ma si fissa poi un tetto massimo di 7.000 € l’anno: una somma troppo modesta per garantire il sostentamento personale e della propria famiglia.

Tuttavia, anziché assumere il collaboratore o la collaboratrice in prima persona, un’alternativa sicura e che permetta di operare nel rispetto della badante e dei suoi diritti di lavoratrice è rivolgersi a Sant’Anna.

Come azienda ci facciamo infatti carico della gestione amministrativa e burocratica del rapporto di lavoro e di ogni adempimento sia prescritto dalla legge tanto a tutela delle badanti quanto a garanzia dei familiari. Rivolgendosi a noi il contratto con le badanti non intercorre tra queste e gli assistiti, ma tra la operatrici e la nostra stessa società.

Questo significa che i familiari di una persona non più autosufficiente e che necessita di assistenza non devono preoccuparsi degli aspetti legali del rapporto di lavoro, delle buste paga, della gestione delle ferie e nemmeno della selezione della persona più adatta per assistere i propri cari. Un insieme di legali, consulenti del lavoro e collaboratori con mansioni diversificate ha il compito di supportare ciascun cliente in ogni momento.

Inoltre all’interno del nostro gruppo le badanti non solo sono adeguatamente tutelate ma hanno anche la possibilità di maturare molta esperienza, perché ci prendiamo cura della loro crescita professionale. Anche questo si traduce in un vantaggio per le famiglie perché, di contro, la professionalità delle badanti che lavorano in autonomia e in assenza di continuità è difficilmente valutabile ed apprezzabile.

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