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Anche se il morbo di Alzhaimer rappresenta la più comune forma di demenza senile esso non esaurisce il novero dei casi di declino neurologico delle persone in età avanzata.

La demenza non è infatti una sola ma si deve più correttamente parlare di demenze senili, al plurale. Queste includono un insieme di malattie caratterizzate dalla perdita delle funzioni mentali che tutti acquisiamo gradualmente fin dalla nascita e che manteniamo “in vita” grazie alla memoria.

La demenza senile può dunque essere definita come una sindrome neurodegenerativa dell’encefalo per la quale l’età costituisce il fattore di rischio più elevato.

Si stima che in Italia siano più di un milione i malati, un conto purtroppo destinato ad aumentare di pari passo con l’invecchiamento della comunità.

 Ma come riconoscere questa patologia al suo insorgere? Come comportarsi con le persone affette da demenza senile? A chi rivolgersi per chiedere un aiuto professionale?

In questo articolo ci riproponiamo di rispondere a queste domande, pur senza la pretesa di esaurire in così poco spazio un argomento tanto complesso e angosciante, non solo per le famiglie dei malati ma anche per chiunque abbia a cuore il benessere della parte più importante della società, quella che incarna le nostre stesse radici.

I sintomi della demenza senile

Essere smemorati o diventarlo con il passare degli anni non denota, di per sé, una demenza senile incipiente. Piuttosto lo stato patologico è determinato da una concomitanza di sintomi.

Il primo è senz’altro la mancanza di memoria a breve termine, il dimenticare, per esempio, cose dette o accadute il giorno precedente o il perdere frequentemente gli oggetti. Questi cambiamenti, che per destare preoccupazione devono essere incisivi rispetto un precedente stato di normalità, sono spesso accompagnati da un senso di vergogna e dal fatto che la persona tende a giustificare la dimenticanza elaborando teorie fantasiose. Una forte diffidenza verso gli altri costituisce una concausa: “Non ho perduto le chiavi, le ha prese qualcuno!”.

La demenza senile comporta anche difficoltà nell’orientamento, sia spaziale che temporale. Chi ne soffre si può perdere anche in luoghi familiari e non ricorda se qualcosa è successo ieri o la settimana precedente.

Anche il compimento di attività prima del tutto naturali, come pagare l’affitto al proprietario di casa, scrivere una lista della spesa o utilizzare il forno, diventa prima difficile, poi impossibile. La vittima della demenza perde via via fiducia in sé stessa, lasciando che la dipendenza dagli altri aumenti gradualmente.

Allo stesso tempo però la malattia lavora nel senso di allontanare dagli altri: se le sfide del quotidiano sono eccessive si tende, infatti, a diminuire le occasioni di socialità e a rinunciare a hobby e passatempi. La patologia è infatti collegata a cambiamenti profondi della personalità, che includono l’insorgere di aggressività e apatia.

Un campanello d’allarme inequivocabile è inoltre costituito dalle difficoltà del linguaggio: chi soffre di demenza senile non riesce a volte a terminare una frase o dimentica parole di uso comune. Da questa circostanza scaturisce anche l’evitamento delle conversazioni.

L’isolamento innesca così una sorta di circolo vizioso: il malato rifiuta gli altri pur avendone bisogno, soffre a causa della sua perduta autonomia, non ammette l’esistenza della patologia e non chiede aiuto.

Il pericolo che si cela dietro questo atteggiamento è lampante.

Assistenza agli anziani con demenza senile a Roma

La diagnosi di demenza senile è normalmente preceduta da uno stato di allarme dei familiari che si rendono conto che qualcosa nel proprio caro proprio non va.

Per questo motivo è fondamentale riconoscere i sintomi ogni volta che si presentano e attuare quindi una vigilanza attiva sulla persona: il ruolo della badante è dunque primario, trattandosi della professionista responsabile della sorveglianza sull’assistito e della costante comunicazione con la famiglia.

Una volta individuato il mosaico dei segnali patologici cui abbiamo accennato nel paragrafo precedente si dovrà consultare il medico per procedere con i test di rito.

Se la diagnosi finale conferma i sospetti l’assistenza deve da quel momento in poi procedere su binari predeterminati, perché tutto cambia: la sicurezza dell’ambiente domestico, la mobilità della persona, l’alimentazione e soprattutto l’atteggiamento corretto da tenere con l’assistito.

Il malato non va mai sgridato, non va contraddetto, è necessario rivolgersi a lui con un tono di voce particolarmente pacato e confortante. La comunicazione deve essere anche visiva e tattile: l’assistito trae giovamento dal contatto, a meno che non abbia dimostrato insofferenza verso lo stesso.

Una brava badante è inoltre capace di comprendere ogni stato emotivo della persona e anticipare eventuali crisi: l’assistito si esprime spesso con il linguaggio del corpo, lasciando trapelare ansia, paura o dolore.

La persona affetta da demenza senile soffre se ci si arrabbia per colpa sua. La malattia mette in disordine tutta la sua mente ma, nel profondo, è consapevole di stare perdendo il controllo della sua vita. Occorre quindi una grande elasticità mentale e una profonda comprensione.

Assistere una persona con demenza senile è quasi un’arte e senza dubbio è una tecnica: richiede grande competenza ed esperienza, ma anche pazienza e determinazione. Persino con l’ausilio delle migliori terapie, infatti, non è facile garantire un supporto a questi malati, le cui condizioni scivolano progressivamente verso l’invalidità di tipo grave.

I familiari degli anziani affetti da demenza senile sono già a sufficienza impegnati con le difficoltà dell’accettazione, con il doversi confrontare con un nuovo individuo, che faticano a riconoscere. Secondo gli psicologi si tratta di un vero e proprio processo di perdita e separazione, intriso di negazione e sensi di colpa. Le emozioni in gioco sono tantissime e proprio la naturale sensibilità di tutte le persone vicine al malato non aiuta nella terapia. I caregiver familiari commettono infatti molti errori, seppure in buona fede.

A volte, per esempio, coltivano il desiderio che la persona ritorni “come prima” e ne forzano alcuni comportamenti, altre semplicemente cedono alla frustrazione e rimproverano il proprio caro per un comportamento scorretto.

Mai come in questi casi chiedere aiuto all’esterno è davvero importante, per il malato, che sarà seguito da un professionista ed anche per lo stesso familiare che potrà godere di momenti di salutare distacco, anche mentale. Affidarsi a chi ha ricevuto una formazione specifica in merito è una benedizione per tutti quei familiari che si sentono sconfortati e privi di punti di riferimento.

L’assistenza domiciliare proposta da Sant’Anna 1984, specializzata nell’assistenza agli anziani a Roma, permette di sostenere le persone affette da demenza nel loro ambiente domestico, mentre restano vicine ai propri affetti. In questo modo si evitano ricoveri ingiustificati nelle RSA e si può beneficiare di una comunicazione costante con gli operatori che si occupano del malato, con aggiornamenti giornalieri.

Il nostro protocollo per l’assistenza agli anziani con demenza senile comprende:

  • l’uso di specifiche modalità di comunicazione;
  • lo svolgimento di attività finalizzate a rafforzare la memoria;
  • l’aiuto discreto, che evita di fare sentire la persona inutile;
  • incoraggiare l’indipendenza del malato, laddove sia ancora possibile e in assenza di pericoli;
  • il mantenere un codice di comportamento rasserenante e che mira a ricostruire l’autostima dell’assistito. 

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