malattie neurodegenerative negli anziani

Le malattie neurodegenerative negli anziani sono un problema molto comune. Con questo termine si indica una serie di condizioni che colpiscono soprattutto i neuroni del cervello umano.

I neuroni sono le cellule che costituiscono il sistema nervoso, che di norma non sono in grado di riprodursi; per questo, nel momento in cui subiscono danni o muoiono, non possono essere sostituite dall’organismo.

Questo è il motivo per cui queste patologie sono classificate come debilitanti e non curabili, in quanto portano alla degenerazione progressiva e in seguito alla morte delle cellule nervose.

La morte delle cellule nervose può produrre atassia, quando ad essere coinvolto è il funzionamento del movimento, o demenza quando, invece, è coinvolto il funzionamento cerebrale. 

La maggior parte degli anziani colpiti da patologie neurodegenerative presenta sintomi di demenza piuttosto che di atassia, come dimostrano il 60 – 70% dei pazienti affetti da Alzheimer.

Ma quali sono queste patologie? Tra le più note troviamo:

Ognuna di queste malattie è accomunata da un processo cronico e selettivo di morte cellulare dei neuroni.

Malattie neurodegenerative: la loro natura

Le malattie neurodegenerative possono essere di natura genetica o sporadica. Quando la loro natura è genetica, è possibile attribuirne la causa ad un’alterazione della sequenza del DNA, che quindi può anche essere trasmessa alle generazioni successive.

Se inveve la natura è sporadica, allora la demenza non può essere associata ad una specifica alterazione del DNA e non può essere trasmessa. Solo studi genetici mirati sono in grado di stimare con sufficiente precisione quale sia la genesi della patologia.

Ad oggi, sebbene molto si conosca di queste malattie, grazie alla ricerca e al progresso medico-scientifico, si è ancora molto lontani dal trovare una cura, un trattamento che possa rendere il processo degenerativo reversibile. 

Nella migliore delle ipotesi, è possibile rallentare l’avanzare della malattia, soprattutto nei casi di diagnosi precoce, e aiutare il paziente nella gestione dei sintomi, sebbene in modo molto limitato.

Malattie degenerative e stimolazione cognitiva: una cura complessa

Uno tra gli approcci utilizzati ad oggi nel trattamento delle malattie neurodegenerative, come ad esempio la demenza, prende il nome di stimolazione cognitiva.

La stimolazione cognitiva in pazienti con queste patologie si riferisce a tutti i possibili interventi terapeutici per migliorare la memoria, il linguaggio, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione e la programmazione.

Come detto in precedenza, non si tratta di una cura risolutiva, ma di un intervento finalizzato a migliorare la qualità di vita del paziente, compatibilmente con i suoi sintomi.

L’obiettivo principale di questo approccio è quello di rallentare il decadimento cognitivo, cercando di mettere il paziente nelle condizioni di avere il miglior equilibrio funzionale possibile, con particolare riguardo all’impatto psicologico che la malattia ha sugli anziani.

È molto frequente, infatti, che in seguito alla diagnosi aumentino sia l’isolamento sociale che i disturbi del comportamento, cosa che non fa che creare terreno fertile per un rapido decorso della malattia.

Alla base di tutte queste terapie sta quindi il concetto di lavorare sulle capacità e potenzialità residue che, se correttamente stimolate, possono coprire le mancanze causate dal deterioramento neuronale.

I videogiochi: una palestra cognitiva per le malattie neurodegenerative

Il gioco, in questo caso in versione elettronica e digitale, si aggiunge alle pratiche terapeutiche utilizzate per la cura delle patologie neurodegenerative.

Si sono dimostrati di grande aiuto i cosiddetti “exergame”, una specifica categoria di videogiochi che richiede il coinvolgimento di tutto il corpo.

Questi ultimi infatti si basano non solo sulla coordinazione occhio-mano, ma si estendono anche ad altre parti del corpo, cosa che va a grande beneficio dell’equilibrio motorio.

Si tratta quindi di un approccio da tenere nella debita considerazione quando ci si prende cura di una persona affetta da una di queste patologie, perché consente di coniugare l’aspetto ludico e quello terapeutico.

Malattie neurodegenerative e il trattamento già dai primi sintomi

Il primo fattore di rischio per lo sviluppo delle demenze è l’età, che infatti tendono a presentarsi nella popolazione che ha più di 65 anni.

Oltre questa soglia, è bene iniziare a prestare molta più attenzione a piccole avvisaglie, che magari, anche solo 10 anni prima, sarebbero stati archiviate come episodi di poca importanza.

Piccole perdite di memoria, confusione, difficoltà in alcuni movimenti, crescente irascibilità sono solo alcuni dei segnali che, superata una certa età, non vanno sottovalutati e vanno subito portati all’attenzione del medico curante, che proporrà poi di proseguire l’iter diagnostico con uno specialista.

Non si tratta di cedere a facili allarmismi, ma di tenere gli occhi aperti per riuscire a diagnosticare già dalle prime fasi una eventuale malattia neurodegenerativa. I vantaggi della diagnosi precoce sono infatti moltissimi e, a fronte di una impossibilità di curare queste patologie, diventa fondamentale iniziare a trattarle fin dai primi stadi, per rallentarne il decorso.

Per questo, al di là della vigilanza che i diretti e interessati e le famiglie devono tenere, sarebbe anche importante fare un’opera di sensibilizzazione profonda sulle fasce di popolazione più esposte al problema.

Sant’Anna 1984 e il trattamento delle malattie neurodegenerative

In Italia l’età media della popolazione è tra le più elevate al mondo. Non sorprende quindi che nel nostro Paese le malattie neurodegenerative siano molto diffuse e con un trend crescente.

Ad oggi il welfare statale garantisce coperture e assistenza minima per queste patologie, che pure impattano in modo molto significativo sulla vita degli anziani e su quella di chi se ne prende cura.

Con il progredire della malattia, diventa sempre più complesso gestire la sintomatologia e spesso l’unica scelta a disposizione delle famiglie è il ricovero presso una struttura privata specializzata.

Nella maggior parte dei casi, però, gli anziani rifiutano il ricovero, sviluppando, a seconda dei casi, grande aggressività oppure atteggiamenti di auto-isolamento.

In questo contesto, l’assistenza domiciliare si dimostra il metodo migliore per prendersi cura dei pazienti. Il fatto di rimanere presso la propria abitazione, circondati dai propri ricordi, aiuta gli anziani a rimanere connessi con se stessi, nonché a mantenere una routine e una socialità sane.

Noi di Sant’Anna 1984 siamo specializzati nell’erogazione di servizi di assistenza domiciliare a persone affette da malattie neurodegenerative e ci occupiamo del loro benessere a tutto tondo.

Non si tratta quindi solo di aiutare gli anziani nelle attività quotidiane, come lavarsi o vestirsi, ma anche compiere le azioni terapeutiche fondamentali al mantenimento di una condizione cognitiva che sia la migliore possibile.

Stimolazione intellettuale, esercizio fisico, buona alimentazione, socialità e convivialità sono gli elementi che contraddistinguono il nostro servizio di assistenza, che permette agli anziani di convivere in modo più sereno con la malattia.

Ricreare un ambiente stimolante sia dal punto di vista cognitivo che sociale è all’apice delle nostre priorità, perché dei numerosi benefici sulle funzionalità cerebrali.

Anche il giusto coinvolgimento dei familiari è però indispensabile, perché il loro supporto costituisce uno strumento terapeutico irrinunciabile. Per questo ci premuriamo di informarli sulle giuste modalità per stimolare cognitivamente il loro caro, attraverso l’insegnamento delle corrette strategie per interagire con il malato, per captare e poi rispondere in modo appropriato ai suoi bisogni, in modo da prevenire e gestire i disturbi comportamentali.

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