In Italia un numero sempre più significativo di persone si trova in una condizione di vulnerabilità, che richiede la permanenza in una RSA oppure un servizio di assistenza domiciliare per anziani.

Questa fragilità nell’anziano comporta la perdita di alcune funzionalità del corpo o della propria autonomia, ma in molti casi si traduce anche in un significativo impoverimento delle risorse a disposizione per soddisfare i bisogni sociali.

L’impatto della pandemia da Covid-19 è stato molto pesante sotto questo punto di vista e ha permesso di mettere in luce la sensibilità delle persone anziane e il loro bisogno di essere tutelati.

La diffusione di questo virus ha fatto emergere molti lati oscuri della gestione degli anziani nel nostro Paese, da un lato perché le strutture per ricovero di anziani hanno scritto la pagina più nera della pandemia in Italia, dall’altro perché sono emersi nuovi bisogni sociali della vita degli anziani, che prima non erano troppo considerati.

La necessità di distanziamento sociale e di isolamento hanno fatto emergere la solitudine in queste persone, una solitudine che può rappresentare un rischio che non deve essere sottovalutato.

La criticità più grave dell’infezione Covid-19 rimane comunque l’elevato tasso di mortalità proprio tra le persone più anziane, in misura ancora maggiore tra i soggetti geriatrici affetti da patologie croniche concomitanti.

L’Italia conta più di 8,4 milioni di persone ultra 65enni costrette a convivere con una patologia cronica e sono proprio loro, i pazienti più a rischio, ad aver pagato il prezzo più alto in termini di mortalità, ragion per cui è innanzitutto la popolazione anziana ad aver maggior bisogno di attenzioni e di cure.

Le patologie più a rischio in caso di esposizione al virus: priorità ad anziani e caregiver

In quest’ottica la prevenzione è di fondamentale importanza, a maggior ragione nelle persone che si trovano in una condizione medica più rischiosa e più vulnerabile.

In cima alla piramide si posizionano i soggetti di età avanzata che presentano comorbilità e cronicità di altre patologie pregresse.

Questi rappresentano due fattori penalizzanti nel caso di infezione e di sviluppo della malattia da Sars-Cov-2.

Le malattie croniche che aumentano il rischio di mortalità sono:

  • l’ipertensione arteriosa;
  • il diabete mellito di tipo 2;
  • le cardiopatie ischemiche;
  • la fibrillazione atriale;
  • le demenze;
  • l’insufficienza renale cronica;
  • la broncopneumopatia cronico ostruttiva;
  • i tumori attivi negli ultimi 5 anni.

I pazienti affetti da queste forme croniche sono più in pericolo di tutti, un pericolo dettato dall’elevato tasso di mortalità associata a Covid-19 per danno d’organo già esistente, o compromessa risposta immunitaria in caso di infezione.

Al fine di evitare lo sviluppo di forme più severe e più pericolose di Covid-19 è dunque importante essere protetti.

Ad oggi l’arma più potente che abbiamo a disposizione è il vaccino, sviluppato in tempi record grazie all’impegno solidale di tutta la comunità scientifica.

La popolazione over 80 rappresenta una priorità assoluta nella campagna vaccinale, considerato appunto l’alto rischio di sviluppare la malattia in forma grave e il conseguente bisogno di un eventuale ricovero in terapia intensiva.

Al fine di tutelare le categorie più deboli, il piano nazionale di vaccinazione comprende diverse fasi di sviluppo. Nella prima fase le attenzioni e le precedenze sono state rivolte a:

  • operatori sanitari e sociosanitari; 
  • personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani;
  • anziani over 80 anni.

Tra le priorità compaiono quindi gli anziani over 80 insieme ai caregiver di persone in assistenza domiciliare, basata sull’assunto che la precedenza nel ricevere il vaccino fosse proprio per quelle persone che, in caso di infezione dal virus, avrebbero quasi con certezza bisogno di ricovero ospedaliero.

Assistenza domiciliare per anziani: un altro modo per proteggere i più deboli

Il Covid-19 è entrato senza difficoltà nelle residenze sanitarie assistenziali e ha lasciato un segno profondo nella vita di tante persone, soprattutto famiglie che sono state costrette ad assistere, impotenti, al disastro che si è verificato in queste strutture.

Nonostante le stringenti misure di sicurezza messe in atto, però, nella maggior parte dei casi le RSA non si sono dimostrate luoghi sicuri per gli anziani.

L’assistenza domiciliare per anziani e disabili, in questo senso, offre un panorama del tutto diverso: l’opportunità preziosa di offrire ai più fragili tutte le cure di cui hanno bisogno rimanendo al sicuro nella loro abitazione.

Sant’Anna 1984 è particolarmente attenta a questo aspetto e adotta un protocollo molto rigido per tutelare sia l’anziano che l’operatore che se ne prende cura.

Innanzitutto, con il nostro servizio di assistenza c’è un solo operatore alla volta che presta le cure all’assistito, fatte salve esigenze straordinarie. 

Gli operatori seguono poi un preciso decalogo di comportamento sia sul luogo di lavoro che al di fuori degli orari di servizio, per garantire il più possibile la sicurezza del paziente.

Infine, per ridurre ancora i rischi, la cooperativa sottopone i propri operatori a tampone ogni 2 settimane senza eccezioni e fornisce al personale tutti gli idonei dispositivi di protezione.

Campagna Vaccinale: come funziona nella Regione Lazio?

Per concludere, ecco una veloce panoramica sull’andamento della campagna vaccinale nella Regione Lazio.

L’8 Febbraio è cominciata la vaccinazione per gli anziani ultra 80enni.

Ad oggi la fase 1, che comprende la vaccinazione di tutto il personale sanitario del Lazio e degli anziani ospiti nelle RSA, è stata portata a termine.

La strategia messa in atto dalla Regione è stata quella di replicare il successo della campagna vaccinale in Israele e quindi procedere per fasce di età.

Al completamento della prima fase, si procederà andando a ritroso con gli anni di nascita dei cittadini.

Per poter effettuare la prenotazione sul sito regionale, PrenotaVaccinoCovid, è necessario inserire il proprio codice fiscale e una parte del codice della propria tessera sanitaria.

Inoltre ogni cittadino ha a disposizione una mappa con tutti i centri vaccinali che sono attivi su tutto l’intero territorio della Regione Lazio.

Ogni mappa è dotata di una legenda, per favorire le prenotazioni, con dei simboli in colore verde per indicare la disponibilità e dei simboli in rosso per gli appuntamenti già esauriti.

In questo modo ogni cittadino ha la possibilità di scegliere e selezionare la giornata e l’orario più adatto alle proprie esigenze.

Il software, in maniera automatica, effettua anche la prenotazione della seconda somministrazione nello stesso centro scelto.

La Regione Lazio è stata innovativa nell’inaugurare e sperimentare il primo hub in Italia, il Centro vaccinale dell’aeroporto di Fiumicino, dove è possibile vaccinarsi sette giorni su sette fino alle ore 24, in modo da garantire il vaccino a tutte quelle persone altrimenti impossibilitate a causa della sovrapposizione degli orari con quelli del proprio lavoro.

Si tratta di un hub monotematico, prendendo sempre in considerazione il modello Israeliano, dove avviene la somministrazione di un unico tipo di vaccino.

Nel Lazio si viaggia a 32 mila inoculazioni al giorno, grazie anche all’incremento delle aperture notturne; l’obiettivo è avviare altri 3 hub nella capitale per arrivare a 75 mila ogni 24 ore, oltre 2 milioni al mese.

Il progetto prevede la messa in atto di una modalità che permette di accelerare la campagna vaccinale e la campagna di immunizzazione, aspirando all’immunità di gregge per la prossima estate. Un vero e proprio modello da seguire in tutta l’Italia.

Recommended Posts