Pet Therapy: quali benefici ha per gli anziani?

pet therapy quali benefici ha per gli anziani

Durante la terza età possono insorgere diverse problematiche sia fisiche che emotive, che non possono essere affrontate esclusivamente con delle terapie farmacologiche. Queste ultime possono essere infatti associate a delle terapie alternative, che le integrano e le completano in modo tale da migliorare la salute psicofisica dei soggetti più fragili.
Abbiamo già visto in cosa consistono l’arteterapia e la Doll Therapy e quali sono i benefici apportati da queste terapie. Oggi scopriremo insieme in cosa consiste la Pet Therapy, ovvero l’insieme delle attività terapeutiche, riabilitative, educative e ludico-ricreative che prevedono l’impiego di animali domestici in grado di instaurare relazioni sociali con l’uomo (solitamente gatti, cani, cavalli, asini e conigli).

Come funziona la Pet Therapy

I benefici della Pet Therapy sono stati inizialmente riscontrati dal neuropsichiatra infantile Boris Levinson su un bambino autistico, tuttavia, con il passare del tempo, è risultato sempre più evidente che potessero esservi notevoli giovamenti anche per i soggetti anziani non necessariamente interessati da patologie specifiche, ma in ogni caso costretti a fare i conti con la solitudine.

Il fatto di prendersi cura di un animale, anche per brevi periodi, è infatti in grado di contrastare ansia, depressione e senso di abbandono, sviluppando invece nei soggetti a cui è rivolta la terapia un senso di responsabilità che genera sensazioni positive.

Secondo le linee guida del Ministero della Salute, che nel 2003 ha riconosciuto la Pet Therapy come cura ufficiale, esistono tre diverse tipologie di attività che possono essere svolte con l’ausilio degli animali domestici:

  • Terapia assistita con gli animali (TAA):  si tratta di interventi terapeutici che hanno l’obiettivo di trattare disturbi di natura fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale destinati a soggetti affetti da patologie di varia natura. Gli interventi si basano sulle effettive esigenze dei pazienti e sono soggetti a prescrizione medica;
  • Educazione assistita con gli animali (EAA): si tratta di interventi di tipo educativo volti a sviluppare le potenzialità e le capacità dei soggetti a cui sono rivolti, anche a fini relazionali o di inserimento sociale. Questa tipologia di interventi intende migliorare la qualità della vita e rafforzare l’autostima delle persone coinvolte, ad esempio in caso di ospedalizzazione, problemi relazionali, difficoltà affettive, disabilità e via dicendo.
  • Attività assistita con gli animali (AAA): gli interventi di questo tipo hanno scopo ludico-ricreativo e sono finalizzati alla corretta interazione tra uomo e animale, nonché al miglioramento della qualità della vita. Attraverso l’interazione con l’animale si cerca infatti di fornire stimoli sensoriali ed emotivi allo scopo di sviluppare competenze, migliorare le doti comunicative o stimolare l’interazione con altri esseri viventi.

Dati i numerosi campi di applicazione della Pet Therapy, va da sé che le sedute possano svolgersi in ambienti molto diversi tra loro, come ad esempio ospedali, abitazioni private, scuole, case di riposo e via dicendo. Durante gli incontri l’interazione tra uomo e animale avviene in modo graduale, in modo tale che entrambi non subiscano traumi di alcun tipo.

Successivamente i pazienti vengono invitati a svolgere delle attività guidate che possono consistere in esercizi di mobilità, come ad esempio delle passeggiate, o in compiti più semplici che prevedono l’interazione fisica con l’animale, che può essere accarezzato, spazzolato e via dicendo, favorendo anche lo sviluppo di un’interazione emotiva che può produrre effetti sorprendenti a livello neurologico.

Nello specifico, le attività di natura fisica possono limitare il peggioramento delle capacità motorie, mentre invece le interazioni che riguardano la sfera emotiva possono comportare un miglioramento generalizzato dello stato di benessere dell’anziano. Questi risultati sono stati riscontrati anche nei casi di demenza senile, in quanto l’interazione con un animale fa sì che non si debba ricorrere a competenze linguistiche particolari o perfino alla memoria, elementi che con il passare degli anni possono subire un grave deterioramento. 

Quali effetti positivi può avere la Pet Therapy sugli anziani?

Oltre ai benefici che abbiamo appena visto, le sedute di Pet Therapy possono produrre numerosissimi effetti positivi sui soggetti anziani. Scopriamone insieme alcuni:

  • riduzione del senso di solitudine e abbandono;
  • sviluppo del senso di responsabilità;
  • sviluppo delle capacità motorie;
  • riduzione dell’ipertensione e di altre patologie di natura cardiovascolare;
  • miglioramento della memoria;
  • miglioramento della concentrazione;
  • sviluppo delle competenze non verbali;
  • benessere psicofisico dovuto al contatto con l’animale;
  • contenimento degli stati di ansia;
  • gratificazione dovuta alla “risposta” da parte dell’animale;
  • miglioramento delle problematiche relazionali;
  • miglioramento generalizzato dell’umore;
  • aumento dell’empatia.

Tutti questi benefici sono stati riscontrati non solo nei casi più gravi, come ad esempio in presenza di demenza senile o Alzheimer, ma anche in circostanze più comuni dovute alla solitudine o alle prime problematiche legate all’invecchiamento. 

Non importa quindi quali siano le condizioni di partenza della persona a cui è rivolta la seduta di Pet Therapy o quale animale sia impiegato per la terapia: ciò che conta è che la sua interazione con il paziente sia in grado di migliorarne notevolmente le condizioni psicofisiche e favorirne il benessere generale.

Sant’Anna 1984, che da anni aiuta le famiglie a prendersi cura dei propri cari grazie ai suoi servizi di assistenza domiciliare, sa bene quanto questi aspetti siano importanti per migliorare la vita degli anziani e delle loro famiglie.

Assistenza domiciliare: come trovare il piano più idoneo?

Quando si trovano a doversi occupare di un familiare anziano (autosufficiente o meno) le famiglie devono compiere scelte difficili, in quanto in alcuni casi hanno la responsabilità di scegliere una o più persone che si prendano cura di ciò che di più prezioso hanno al mondo: i propri cari.

La missione di Sant’Anna 1984 consiste nell’aiutare queste famiglie, mettendo al loro servizio la propria esperienza in fatto di assistenza socio-sanitaria. La cooperativa non si limita quindi alla sola tutela del benessere fisico dei propri assistiti, ma si spinge oltre, trasformando la capacità di ascolto e l’empatia dei propri operatori in vere e proprie risorse che favoriscano anche il benessere psicologico degli anziani assistiti.

Per raggiungere questo obiettivo ambizioso è necessario che gli anziani siano assistiti da figure specializzate selezionate in base a criteri rigorosi, volti a garantire la massima serenità delle famiglie in cui queste vengono inserite. L’operatore giusto deve tuttavia fornire la forma di assistenza più adatta alle esigenze dell’anziano che si trova ad assistere e della sua famiglia, ed è per questa ragione che Sant’Anna ha deciso di attingere alle proprie competenze e alle informazioni acquisite negli anni trascorsi al fianco di tante famiglie per elaborare un processo di valutazione che possa aiutarla a definire il piano assistenziale più adatto, a seconda dell’età dell’assistito o del suo livello di autosufficienza.

Un piano assistenziale per ogni esigenza

Il processo di valutazione messo in atto da Sant’Anna 1984 al fine di stabilire quale sia la forma di assistenza più adatta ha inizio con un primo colloquio conoscitivo durante il quale un supervisore ascolta con la massima attenzione le esigenze della famiglia e dell’assistito in questione.

Il secondo incontro consiste invece in un sopralluogo dell’abitazione del futuro assistito, che permetta di capire in quale contesto sarà inserito l’operatore più adatto. A seguito di questi incontri, il supervisore è in grado di formulare un’offerta personalizzata che non lascia nulla al caso.

Nello specifico, le esigenze degli assistiti vengono valutate sulla base di una scala che prevede 5 diversi stadi. Si va dal primo stadio, quello in cui l’assistito è una persona anziana sana ma sola, fino ad arrivare al quinto stadio, nel quale la persona assistita non è più in grado di svolgere alcuna attività in modo autonomo.

Vediamo insieme quali sono i criteri di valutazione relativi a ciascuno stadio e quali sono le conseguenti esigenze in termini di assistenza.

Primo stadio

Si tratta dello stadio iniziale che include la maggior parte della popolazione anziana che necessità di assistenza. Nello specifico l’assistito è perlopiù autonomo: non ha problemi a interagire con le persone che lo circondano, non ha bisogno di aiuti per muoversi ed è in grado di occuparsi personalmente della propria igiene.

L’assistenza ideale in questi casi è quella diurna: l’operatore è presente per un massimo di 4 ore al giorno, eventualmente 7 giorni su 7 con alternanza del personale. Le sue mansioni includono l’assistenza di base all’anziano e il sostegno necessario per garantirne l’autosufficienza sul lungo termine: in questo modo l’anziano è libero di continuare a vivere nei propri spazi senza che questi vengano “invasi” in modo eccessivo. 

Sant’Anna 1984 ritiene che questo sia lo stadio più importante, sebbene sia allo stesso tempo il più trascurato dalle famiglie: è infatti fondamentale ritardare il più possibile il peggioramento delle condizioni di vita dell’assistito e il conseguente passaggio agli stati successivi. Trascurare queste esigenze comporta un rapido deterioramento delle condizioni psicofisiche e la necessità di interventi più incisivi.

La presenza di un operatore anche solo per poche ore al giorno è infatti in grado di evitare che l’assistito si senta solo o abbandonato, sia nel caso in cui viva per conto proprio che nel caso in cui i familiari siano spesso fuori casa per esigenze personali o lavorative. Altro aspetto fondamentale è che la presenza di una figura specializzata riduce di molto il rischio che si verifichino eventuali incidenti domestici più o meno gravi.

Secondo stadio

Gli anziani che rientrano nel secondo stadio hanno già mostrato segni di peggioramento delle condizioni psicofisiche, sono stati vittime di incidenti domestici o non possono essere lasciati soli per altre ragioni.

Nello specifico, gli anziani che rientrano in questo stadio si muovono in autonomia seppur con qualche difficoltà, non comprendono con chiarezza ciò che gli accade attorno e si sentono assaliti da un certo senso di angoscia.
In queste circostanze è necessario prolungare gli orari dell’assistenza: gli operatori non dormono infatti presso l’abitazione dell’assistito, ma vi trascorrono in ogni caso l’intera giornata. Sono in possesso delle chiavi dell’abitazione, si occupano della preparazione dei pasti principali e si fanno inoltre carico di altre mansioni come ad esempio accompagnare in bagno l’assistito. Questo va in ogni caso monitorato con costanza al fine di stabilire se e quando sia necessario incrementare l’assistenza ed estenderla anche alle ore notturne.

Terzo stadio

Questo stadio è il primo tra quelli considerati critici in quanto l’assistito non è solitamente in grado di andare in bagno da solo, spostarsi e nutrirsi in autonomia o curare la propria igiene in modo autonomo. L’operatore deve pertanto convivere con l’anziano.

Quarto e quinto stadio

Il quarto e il quinto stadio sono quelli in cui le condizioni dell’assistito hanno subito un deterioramento tale da non consentirgli più di espletare in modo autonomo nessuna attività. Nel quarto stadio, ad esempio, l’anziano è cosciente ed è in grado di comunicare con chi gli sta intorno ma non gli è possibile fare altro: è quindi l’operatore a farsi carico di quanto necessario per garantire il suo benessere. Il quinto stadio riguarda invece i casi più gravi, fino ad esempio gli anziani che sono tenuti in vita con l’ausilio di appositi macchinari.

L’esperienza di Sant’Anna 1984 e la sua attenzione alla rigorosa formazione degli operatori che si dedicano all’assistenza degli anziani appartenenti a ciascuno stadio fanno sì che le famiglie possano essere sollevate da attività complesse che richiedono l’intervento di figure specializzate.

Ogni esigenza viene affrontata nel migliore dei modi così da non lasciare nulla caso, e per la serenità delle famiglie è garantita la presenza di un supervisore dedicato addetto alla verifica dell’operato dei singoli assistenti domiciliari e delle condizioni degli assistiti.

Osteoporosi: come fare per combatterla?

Come combattere l'osteoporosi

L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo.

Soprattutto con l’avanzare dell’età e dell’invecchiamento, questa malattia porta ad un notevole aumento della fragilità delle ossa.

In queste situazioni di massima fragilità, il rischio di frattura aumenta in maniera notevole. In particolare, le ossa più a rischio sono: il femore, il polso, l’omero, le vertebre e la caviglia.

L’incidenza delle fratture cresce con l’aumentare dell’età e i soggetti più a rischio sono le donne.

Al passare dei 65 anni di età, il rischio di incorrere in una frattura (in particolare di femore, vertebra e polso) è pari circa al 40% della popolazione.

In Italia, il 23% delle donne over 40 e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi. Questi numeri sono in continua crescita, soprattutto in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita.

Le stime riportano che l’osteoporosi in Italia colpisce circa 5 milioni di persone, di cui un buon 80% sono donne in post menopausa.

Le fratture legate alla fragilità per osteoporosi hanno conseguenze rilevanti, sia dal punto di vista di mortalità che di disabilità motoria, il che consegue elevati costi sanitari e sociali.

Salvaguardare la salute delle ossa e prevenire l’osteoporosi è possibile, ma come si fa?

Vediamolo insieme in questo articolo.

L’osteoporosi e i fattori di rischio

Possiamo suddividere i fattori di rischio in 4 categorie.

1- Fattori anagrafici, genetici, costituzionali:

  • età avanzata;
  • sesso femminile;
  • costituzione minuta;
  • familiarità per osteoporosi o fratture da fragilità ossea.

2- Alterazioni ormonali:

  • menopausa precoce;
  • periodi prolungati di amenorrea;
  • malattie infiammatorie croniche intestinali (celiachia, morbo di Crohn);
  • ipertiroidismo;
  • anoressia nervosa.

3- Fattori ambientali:

  • dieta povera di calcio;
  • dieta troppo ricca di fibre non digeribili;
  • carenza di vitamina D;
  • vita sedentaria;
  • eccesso di fumo, alcool, caffeina;
  • abuso di lassativi.

4- Uso di farmaci:

  • Corticosteroidi, anticoagulanti, antiepilettici.

Tutto quello di cui il corpo ha bisogno, in particolare le ossa, è una buona prevenzione, quindi il primo consiglio è quello di adottare sane abitudini alimentari e praticare con regolarità attività fisica.

La prevenzione dell’osteoporosi attraverso un’alimentazione equilibrata

Preferire un’alimentazione ricca di calcio, vitamine e proteine permette all’organismo di fortificare al meglio le ossa.

Il calcio è di sicuro l’elemento che deve essere introdotto tutti i giorni nella nostra dieta quotidiana: aiuta a costruire le ossa ed è il macronutriente più importante nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi.

Il modo più diretto per assumere calcio è attraverso l’alimentazione e quindi con cibi come latte, pesce, frutta secca, legumi e verdure verdi, ma non è sufficiente arricchire la propria dieta con alimenti ricchi di calcio, bisogna adottare alcuni accorgimenti per assimilarlo al meglio ed evitarne la sua dispersione.

Ecco alcuni da adottare quando si è a tavola per massimizzare l’apporto di calcio:

  • Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno;
  • Consumare alimenti ricchi di calcio come le verdure a foglia, i legumi e i semi oleosi;
  • Mangiare pesci ricchi di calcio (alici, calamari, polpi ecc.);
  • Evitare l’assunzione di alimenti ricchi di calcio insieme ad alimenti ricchi di ossalati;
  • Ridurre l’uso di sale da cucina e di cibi ricchi di sodio;
  • Non eccedere con il consumo di proteine;
  • Limitare gli alcolici (diminuiscono l’assorbimento di calcio).

Infine, i due migliori alleati alla lotta contro l’osteoporosi sono il sole e la vitamina D.

La vitamina D aiuta il nostro corpo ad assorbire il calcio proveniente dai cibi ingeriti, oltre a svolgere un ruolo importante nei processi di rimodellamento osseo. Dunque, è fondamentale l’esposizione alla luce solare per almeno 10-20 minuti ogni giorno. In caso di carenza, è bene contattare il medico di base dell’anziano per la prescrizione di un apposito integratore alimentare.

Combattere l’osteoporosi: il punto di vista di Sant’Anna

Come abbiamo visto in questo articolo, il miglior alleato per combattere l’osteoporosi è la prevenzione, in particolar modo attraverso un’attenta e corretta alimentazione.

Tutto il team di Sant’Anna 1984 è costituito da operatori specializzati e in costante aggiornamento, che hanno come obiettivo primario il benessere del paziente.

È per questo che prestiamo una particolare attenzione alle esigenze dei nostri assistiti e promuoviamo le buone abitudini.
Così tutti i nostri assistiti sono al sicuro nella grande famiglia di Sant’Anna 1984.

Organizzazione della casa a prova di anziano: come farla al meglio?

Quando ci si prende cura di una persona anziana, occorre prestare molta attenzione anche alla sua abitazione.

Bisogna infatti organizzare con cura tutta la casa, così da rendere più semplici e agevoli tutte le azioni quotidiane, piccole o grandi che siano.

Uno degli errori più comuni in questi termini è quello di stravolgere da un giorno all’altro l’intera organizzazione degli spazi, ad esempio togliendo i mobili per consentire il passaggio di una sedia a rotelle.

I cambi improvvisi possono infatti destabilizzare in modo notevole l’anziano, per questo è sempre preferibile procedere con cautela, organizzando l’ambiente domestico per gradi.

La soluzione ideale è quella di riorganizzare la casa insieme all’anziano, così da renderlo partecipe e, inoltre, fargli comprendere le ragioni alla base di alcuni eventuali spostamenti.

Riorganizzazione della casa a misura di anziano: alcune regole fondamentali

Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, fosse necessario cambiare abitazione, è preferibile scegliere immobili al piano terra o, al massimo, edifici provvisti di ascensore, senza la presenza di barriere architettoniche.

Infatti, l’ostacolo più grande per una persona anziana sono proprio le scale.

Una casa studiata per la terza età è dotata di pavimentazione antiscivolo e luci di cortesia, che danno la possibilità all’anziano di orientarsi anche di notte.

La luminosità degli ambienti è di vitale importanza: gli anziani, avendo problemi con la vista, sono infatti molto più esposti agli incidenti domestici.

Quindi, soprattutto nelle zone di ingresso, corridoio e gradini, occorre installare impianti luminosi che siano in grado di mettere in sicurezza l’anziano ed evitare così incidenti spiacevoli.

Quando si parla di riorganizzare la casa di un anziano, è opportuno realizzare degli ambienti privi di ostacoli.

Bisogna ricordare che lo scopo finale è permettere alla persona di muoversi in completa libertà.

10 Consigli per organizzare la casa a prova di anziano

Per arredare al meglio la casa, o la stanza, adatta per la vita di una persona anziana, è indispensabile conoscere i suoi bisogni e le sue necessità. Di conseguenza, il primo passo è ascoltarla.

Le abitazioni sono il frutto di scelte fatte nelle fasi precedenti della vita, sia in termini di gusto che di definizione degli spazi.

È quindi molto importante valutare se la casa è ancora adeguata alla presenza di chi la abita.

Vediamo insieme 10 consigli per preparare una stanza per persone anziane:

  1. creare uno spazio confortevole, sicuro e agevole;
  2. disporre sedie o panche in posizioni strategiche, utili appoggi in caso di stanchezza;
  3. posizionare nell’ambiente alcuni dei loro oggetti preferiti;
  4. prediligere ordine e pulizia;
  5. creare porte abbastanza grandi da consentire il passaggio di eventuali sedie a rotelle;
  6. utilizzare superfici antiscivolo in bagno e cucina;
  7. ricoprire eventuali spigoli sporgenti con materiale protettivo morbido;
  8. eliminare gli elementi che possono rendere pericolosa la casa;
  9. mettere in sicurezza il letto attrezzandolo con sponde laterali e, in caso, con reti reclinabili;
  10. inserire dispositivi di allarme nelle varie stanze in caso di emergenza.

È molto importante saper scegliere con cura gli elementi principali della casa, che, nel caso di un anziano, sono senza ombra di dubbio rappresentati da divani, letti e poltrone.

Per quanto possa essere attivo, infatti, l’anziano trascorrerà comunque molto tempo seduto sul divano o sulla poltrona.

Bisogna tuttavia evitare modelli troppo bassi, da cui può risultare difficile alzarsi, prediligendo invece modelli pensati proprio per facilitare la discesa. A questo scopo, il mercato offre diversi modelli motorizzati, nonché dotati di poggiapiedi o elementi massaggianti per collo, schiena o gambe.

Organizzare una casa sicura per un anziano è quindi un processo che richiede tempo e attenzione ai dettagli. Gli interventi da apportare sono molti e variano da caso a caso.

Per un caregiver è molto importante avere piena consapevolezza di tutte le piccole sfumature che sono in grado di migliorare la quotidianità dei suoi assistiti.

Proprio per questo motivo, tutti i nostri operatori prestano un’attenzione minuziosa all’ambiente in cui vivono i loro pazienti, promuovendo sempre la sicurezza.

Affidarsi a Sant’Anna 1984 significa affidarsi alle mani di operatori esperti, in grado di prendersi cura al meglio dei loro assistiti.

Aiuto Domestico: perché affidarsi a una figura specializzata

Aiuto domestico quando e perché affidarsi a una persona competente

Sono sempre di più le famiglie in cerca di figure professionali e di fiducia per i propri genitori e parenti anziani.

In quasi tutte le famiglie arriva infatti il momento in cui un genitore anziano, un coniuge o un parente si ritrova a non poter più svolgere in autonomia le attività quotidiane, piccole o grandi che siano.

Questo può essere il risultato delle numerose patologie senili a cui sono soggetti, o, semplicemente, della stanchezza legata al passare degli anni.

Anche attività che possono sembrare semplici, come fare la spesa, le pulizie e prendersi cura della propria persona, possono in realtà risultare molto complicate.

Segnali come questi rendono sempre più chiaro, da parte dell’anziano, il bisogno di assistenza.

Un sostegno sotto diversi punti di vista, non solo un aiuto, ma anche e soprattutto una compagnia e un supporto morale nei momenti più delicati.

La ricerca di una persona qualificata nasce nel momento in cui ci si rende conto che non è più possibile occuparsi dei propri cari.

Ma trovare la formula corretta per garantire l’assistenza domiciliare agli anziani non è un percorso semplice.

Vediamo in questo articolo come renderlo il più sicuro possibile.

Aiuto domestico: la scelta della badante

Prima di iniziare la ricerca della badante, è bene tenere a mente quali siano le necessità ed esigenze dell’anziano.

Si tratta di un aspetto fondamentale per capire se si ha bisogno di una badante a ore, a tempo pieno o solo di notte.

Solo dopo aver stabilito questo è possibile mettere un annuncio e iniziare la selezione.

Il più delle volte, le famiglie coinvolte in questa scelta sentono il peso di dover trovare una persona fidata e, soprattutto, compatibile con il diretto interessato.

Infatti, per la maggior parte degli anziani non è affatto semplice ammettere di aver bisogno di aiuto, a maggior ragione se questo aiuto arriva da persone estranee.

Si tratta di un problema abbastanza comune, in cui l’assistito rifiuta con ogni sua forza qualsiasi supporto.

Il tutto si traduce, spesso, in ulteriori preoccupazioni e sensi di colpa per la famiglia, che sente di non avere abbastanza tempo ed energie da dedicare al familiare bisognoso.

Dunque, per cercare di evitare il più possibile questi inconvenienti, l’unica soluzione è procedere per gradi, alternando la propria presenza con quella di una badante a ore, per un distacco meno brusco e traumatico.

In questo modo, con il passare del tempo, affidarsi a qualcuno sarà più semplice sia per la famiglia che per l’assistito.

Aiuto domestico: personale formato e qualificato

Nella terza e quarta età, l’incidenza di malattie come diabete e patologie cardiovascolari è piuttosto elevata.

Questo significa che, con grande probabilità, l’anziano dovrà assumere farmaci ogni giorno.

Le famiglie devono quindi poter lasciare i propri cari nella massima tranquillità e fiducia che l’assistente porti avanti le terapie con regolarità. 

Per questo motivo, la ricerca di una persona formata e qualificata è essenziale.

Di conseguenza, i fattori da prendere in considerazione prima di intraprendere questo percorso sono davvero tanti.

Allora la domanda sorge spontanea: come e dove trovare l’assistente adatta alle tue esigenze?

Spesso, la soluzione adottata dalla maggioranza delle famiglie è quella di iniziare la ricerca affidandosi al passaparola, rivolgendosi a qualcuno che ha già vissuto questa situazione.

Lo si fa per un risparmio di tempo, ma anche per la convinzione che la persona consigliata da un parente o un amico possa fare al proprio caso.

La verità è che le esigenze sono differenti, così come le caratteristiche da ricercare nella persona che si prenderà cura dell’anziano.

La scelta quindi non è semplice, gli aspetti a cui prestare attenzione sono numerosi e cadere in errore può essere davvero semplice.

È per questo che può essere molto utile estendere la ricerca di un’assistente anche alle agenzie specializzate.

Cooperative come Sant’Anna 1984, che si occupano a 360 gradi del rapporto assistente paziente, sollevando le famiglie da tutte queste difficoltà.

Aiuto domestico: perché scegliere Sant’Anna 1984

Lo staff di Sant’Anna 1984 è costituito da operatori specializzati e in costante aggiornamento, che hanno come obiettivo primario la cura e il benessere del paziente.

Prestiamo un’attenzione minuziosa alle esigenze e alle necessità dell’assistito, che verranno chiarite già dalla prima chiamata conoscitiva con uno dei nostri consulenti.

In questo modo, sarà possibile per noi sviluppare un piano di assistenza domiciliare personalizzato, efficiente e organizzato al dettaglio.

Durante tutto il percorso, la figura del supervisore dedicato sarà a completa disposizione delle famiglie, che aggiornerà di giorno in giorno sulle condizioni generali dei loro cari.

Sant’Anna 1984 non lascia nulla al caso.

Abuso sugli anziani: una terribile realtà

I maltrattamenti agli anziani sono un importante problema di sanità pubblica, oltre ad essere un fenomeno in continua crescita.

Si stima che 1 anziano su 5 sia vittima di violenza, abbandono, truffe finanziarie e maltrattamenti fisici e psicologici.

Tali abusi vanno prevenuti e contrastati in tutti i modi possibili per garantire alle persone anziane il rispetto della loro dignità. 

In che modo? Cerchiamo di capirlo insieme in questo articolo.

Abuso sugli anziani: di cosa si tratta?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’abuso sulle persone anziane come:

una singola o ripetuta azione (od omissione) che si verifica all’interno di una relazione basata su di un rapporto di fiducia atteso, che possa causare dolore o di stress nel soggetto anziano”.

L’abuso sugli anziani, dunque, racchiude ogni forma di maltrattamento fisico o psicologico, incuria o sfruttamento economico dell’anziano.

Nella maggior parte dei casi si verifica una poli-vittimizzazione, ovvero una concomitanza di molteplici forme di abuso.

Gli aggressori, il più delle volte, sono proprio i figli adulti, ma può accadere anche che si presentino episodi di violenza da parte di altri familiari o dei caregiver.

Le principali forme di abuso sono le seguenti:

  • l’abuso fisico, che consiste nell’uso frequente della forza da cui ne deriva un danno fisico o psicologico. 

Tale danno può essere il risultato di spinte, percosse, nutrimento forzato e alterata gestione dei farmaci.

  • l’abuso psicologico, che può essere dettato da atteggiamenti verbali e non, volti a causare stress emotivi o ansia.

Minacce, insulti e violente imposizioni, fanno parte di questa sfera. Così come lo sono rimanere in silenzio, ignorare la persona o, peggio, infantilizzarla, trattandola come fosse un neonato.

  • l’incuria, che si verifica nel momento in cui all’anziano non vengono fornite le attenzioni e le prestazioni essenziali come cibo, medicine e assistenza personale.

Questa è una vera e propria forma di abbandono, che si traduce in un danno fisico o psicologico.

  • l’abuso economico, invece, è lo sfruttamento o la disattenzione verso le proprietà o i beni della persona anziana, che non ha la capacità di intendere o di reagire.

Abuso sugli anziani: un fenomeno in crescita

La violenza contro gli anziani è riconosciuta, purtroppo, come un fenomeno in crescita costante, proporzionale all’aumentare della popolazione anziana nel mondo.

La frequenza di questi abusi è tra il 10-14% per quanto riguarda la popolazione italiana e del 15,7% della popolazione mondiale over 60.

Tale frequenza pare sia soltanto la punta dell’iceberg e che, in realtà, tra le mura domestiche i casi siano sempre più frequenti.

Inoltre si stima che nel 90% dei casi la violenza avviene in famiglia, da parte di figli o partner.

Nonostante questa alta percentuale, solo il 4% dei soggetti abusati decide di denunciare.

Dunque, la domanda sorge spontanea: perché l’abuso non viene denunciato?

Nella maggior parte delle volte, questo accade perché la persona potrebbe avere paura di essere ancora più in pericolo o di mettere nei guai l’abusante.

Inoltre, accade spesso che l’anziano non sia affatto in grado di comunicare o riferire la violenza subita.

È bene sottolineare che le conseguenze di un abuso possono essere notevoli, sia sul piano fisico che su quello psicologico.

Non a caso, il rischio di aumento della mortalità è quasi doppio rispetto a quello del resto della popolazione.

Abuso sugli anziani: come riconoscerlo e prevenirlo

Qualsiasi anziano, a prescindere dal proprio stato di salute, può essere soggetto di abuso. 

Tuttavia, l’abuso è più probabile quando gli anziani sono fisicamente fragili, socialmente isolati o affetti da demenza e altri stati confusionali.

Nonostante questo, è bene precisare che l’abuso è anche più probabile quando l’aggressore:

  • vive con l’anziano o dipende da esso;
  • abusa di alcol o sostanze stupefacenti;
  • ha dimostrato di essere violento in precedenza;
  • manca di competenze e risorse, per cui l’assistenza all’anziano diviene frustrante.

In ogni caso, non sempre è facile riconoscere i segni di abuso e distinguerli da altre problematiche.

Ad esempio, se un anziano riporta una frattura all’anca gli operatori potrebbero non essere in grado di riconoscere la natura dell’infortunio. 

La caduta potrebbe essere infatti il risultato di un abuso fisico, ma potrebbe anche essere legata a una causa più comune, come l’osteoporosi.

Per questo motivo, è fondamentale che familiari e amici prestino sempre attenzione a eventuali problemi riscontrati nell’anziano, cercando sempre di capirne la fonte.

Problemi come: scarsa igiene, odore sgradevole, graffi, ansia, mancanza di occhiali, apparecchi acustici o protesi dentali potrebbero essere segni di abuso.

Così come lo sono i cambiamenti finanziari improvvisi, come ad esempio cambiamenti in un testamento, perdita di denaro ecc.

La combinazione di tutti questi elementi può aiutare i familiari a riconoscere e denunciare eventuali fenomeni di abuso.

Abuso sugli anziani: il punto di vista di Sant’Anna

Ogni forma di abuso è da intendersi come una violazione dei diritti umani.

Sant’Anna presta meticolosa attenzione all’argomento ed è proprio per questo che tutto il suo team è costituito da operatori specializzati e in costante aggiornamento.

L’obiettivo primario è sempre la cura e il benessere del paziente sotto ogni punto di vista.

I nostri assistiti sono monitorati in modo costante da un intero staff, che si tiene sempre in contatto con la famiglia, informandola di ogni circostanza. 

Con Sant’Anna 1984 i tuoi cari sono al sicuro in ogni situazione.

Depressione geriatrica: la depressione delle persone anziane

Depressione geriatrica persona anziana

Quando si parla di depressione geriatrica, si fa riferimento a un disturbo dell’umore molto diffuso tra gli anziani, disturbo che si manifesta con i sintomi più tipici della depressione: tristezza, perdita di interesse o isolamento sociale.

Anche se, in moltissimi casi, la depressione senile riesce a nascondersi dietro una sintomatologia del tutto diversa. Per questo motivo viene spesso sottostimata, non diagnosticata e, di conseguenza, non trattata.

Cadere in questo errore è davvero semplice con gli anziani, perché tendono ancora di più a mascherare questa patologia e a chiudersi in se stessi.

Il loro unico modo di manifestare il disagio è quello di proiettarlo sul proprio corpo, valorizzando preoccupazioni somatiche fino a veri e propri deliri ipocondriaci.

Depressione geriatrica: quali sono le cause?

Nonostante esistano numerose cause della depressione geriatrica, questo disturbo non è mai riconducibile a una sola motivazione.

Esistono infatti diversi fattori di rischio, tra cui:

  • esposizione a eventi stressanti (lutto, perdita del lavoro);
  • scarsa rete del supporto sociale;
  • povertà;
  • presenza di malattie gravi;
  • dolore cronico;
  • disabilità;
  • familiarità con disturbi depressivi.

È bene precisare che la presenza di uno o più di questi fattori non determina il disturbo, ma può facilitarne l’insorgenza.

Così come la predisposizione genetica svolge un ruolo fondamentale, anche la presenza di una storia pregressa di depressione rappresenta un fattore di rischio.

Anche il punto di vista biologico è infatti da tenere in considerazione.

Durante l’invecchiamento si verificano alcuni eventi neurochimici che possono aumentare la vulnerabilità a tale disturbo.

C’è inoltre da considerare il fatto che gli anziani, a un certo punto del loro percorso, sono costretti a vivere numerosi cambiamenti e diverse perdite.

Uno di questi potrebbe essere proprio la fase del pensionamento, che rappresenta un cambiamento importante e radicale nella vita dell’individuo.

In alcuni casi, il pensionamento può essere vissuto come una perdita del proprio ruolo all’interno della società e del proprio prestigio. Questo determina un cambiamento radicale nella routine dell’anziano, che ha bisogno quindi di imparare a riadattarsi.

Quali sono i sintomi della depressione geriatrica?

La depressione nel soggetto anziano può presentarsi per la prima volta in età senile, così come può essere una recidiva di disturbi dell’umore vissuti in precedenza.

Nel caso in cui la prima manifestazione avvenga in tarda età, è possibile individuare alcune caratteristiche che la differenziano dalla depressione in età adulta e, come detto prima, una di queste è proprio la tendenza a mascherare tale sofferenza manifestando ed enfatizzando i dolori fisici.

Questo atteggiamento, quindi, viene interpretato in modo erroneo come una normale conseguenza dell’invecchiamento.

La manifestazione del disagio depressivo può esprimersi in molteplici modi.

Nella maggior parte dei casi, l’anziano lamenta dolori generalizzati come mal di schiena, male alle gambe, cefalea e oppressione toracica.

Anche se, alcune volte, a prendere il sopravvento sono proprio i sintomi cognitivi, riconducibili a un principio di demenza senile.

In questo caso però è molto semplice differenziare le due cose. Difatti, se questa sintomatologia cognitiva compare come conseguenza al disturbo depressivo, si parla di “pseudodemenza depressiva”.

È possibile riconoscere questa patologia dal suo esordio improvviso e da una risposta positiva al trattamento farmacologico con antidepressivi.

La depressione senile è dunque caratterizzata da diverse forme di espressione, anche se le principali sono: 

  • anomalie dell’umore; 
  • insonnia;
  • irritabilità; 
  • difficoltà nel prendere decisioni;
  • perdita di interesse e di piacere;
  • disturbi alimentari. 

Depressione geriatrica: come curarla

Se la depressione senile non viene riconosciuta e curata nel modo adeguato, possono manifestarsi conseguenze gravi sulla salute fisica e psichica dell’anziano.

Il primo aspetto che si può verificare è un peggioramento significativo della qualità della vita.

Chi soffre di depressione tende infatti a smettere di prendersi cura di sé sotto tutti i punti di vista e a isolarsi dal resto del mondo.

Questo non farà altro che aumentare il senso di solitudine aggravando la patologia, rendendo sempre più difficile la possibilità di farsi aiutare.

Infine, il rischio di suicidio nelle persone con depressione è molto elevato e non va mai sottovalutato.

I pensieri e i comportamenti suicidi possono far parte della sintomatologia depressiva e, se non trattati nella maniera opportuna, possono strutturarsi fino alla loro messa in atto.

Tra le terapie più affidabili per il trattamento e la cura della depressione nella persona anziana, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è di sicuro la più importante.

Tale terapia adatta i propri interventi in base al tipo di persona e alle problematiche riscontrate.

Quando il quadro depressivo è lieve o moderato, la TCC risulta efficace come unico intervento.

Quando il quadro sintomatologico è moderato-grave, invece, bisogna ricorrere al trattamento farmacologico, così da aumentare l’efficacia dell’intervento psicoterapeutico.

In ogni caso, è sempre necessario richiedere il consulto di un esperto, così da poter avere una corretta diagnosi e la conseguente terapia.

Depressione senile: il punto di vista di Sant’Anna

Il nostro lavoro ci ha dato l’opportunità di conoscere, nel tempo, le immense sfaccettature della vecchiaia.

Ne conosciamo tante, ma quella che ci ha colpito più di tutte è stata proprio la grande fragilità che ogni giorno percepiamo nei nostri pazienti.

Da qui è nata la nostra esigenza di mettere in atto un approccio olistico, che tiene conto non solo del benessere fisico dell’assistito, ma anche di quello psicologico.

Infatti, il nostro lavoro è basato sulla capacità di ascolto e comprensione.

Questi due elementi ci consentono di favorire la piena espressione interiore dell’anziano. In questo modo riusciamo a cogliere tante piccole problematicità, anche le più nascoste, come, ad esempio, la depressione.

Ginnastica passiva per anziani allettati: di cosa si tratta?

Ginnastica passiva anziani allettati

Sono sempre di più gli anziani che, per un motivo o per un altro, sono costretti a letto e in questi casi la ginnastica passiva può rivelarsi un’ottima alleata.

Si tratta di una pratica molto utile per chi è allettato, perché permette di mantenere i muscoli attivi e tonici anche in presenza di deficit motori importanti.

I benefici di questa attività sono notevoli, considerato che riesce a garantire risultati ottimali pur richiedendo al paziente uno sforzo minimo.

Come tutti i tipi di attività motoria, però, è sempre bene essere supervisionati da un professionista specializzato, come un fisioterapista o un allenatore sportivo qualificato.

Ginnastica passiva: come funziona?

Come anticipato prima, l’importanza di mantenere attivo fin da subito il fisico di una persona anziana allettata è evidente.

Ma quali sono di preciso i benefici della ginnastica passiva?

  • Riduzione dei dolori;
  • Mantenimento dell’elasticità dei tessuti;
  • Miglioramento della risposta articolare.

La ginnastica passiva prevede una serie di attività, che possono essere praticate dal fisioterapista o con l’ausilio di macchinari specifici.

Ogni anziano allettato è diverso e, pertanto, la tipologia di esercizi e la frequenza della ginnastica varia da persona a persona.

Le 3 principali sono:

  1. Ginnastica guidata da un fisioterapista

I movimenti sono lenti e controllati e il tempo di esecuzione varia tra i 10 e i 15 minuti, stimolando la muscolatura e il movimento del paziente.

Tra tutte, questa è senza dubbio la forma di terapia fisica più importante. 

  1. Elettrostimolazione passiva

Viene in genere utilizzata per combattere l’atrofia muscolare.

Il beneficio primario di questo trattamento è la capacità di aumentare il flusso sanguigno e rimuovere le tossine dai muscoli.

L’elettrostimolazione non prevede alcun movimento da parte del paziente.

Il tutto avviene, infatti, attraverso alcuni elettrodi collegati a uno specifico macchinario, che genera impulsi elettrici.

  1. Ginnastica passiva guidata da macchinari

Esistono diversi macchinari: dai più specifici, presenti nei centri specializzati, ai più accessibili, che possono essere acquistati in rete e utilizzati nelle proprie abitazioni.

Ad esempio, le pedaliere motorizzate da tavolo risultano molto comode e versatili, perché possono essere utilizzate sia per le gambe e sia per le braccia.

In questo caso, l’anziano può svolgere gli esercizi alle gambe, stando seduto su una sedia, o alle braccia, posizionando la pedaliera su un tavolo.

Comunque sia, il consiglio è sempre quello di stabilire ogni dettaglio insieme al medico curante della persona assistita.

Ginnastica passiva: il punto di vista di Sant’Anna 1984

Sia la ginnastica attiva che quella passiva offrono numerosi benefici a persone di tutte le età.

Tuttavia, negli ultimi anni la ginnastica passiva ha dimostrato essere vantaggiosa in particolare per le persone anziane, soprattutto quelle costrette a letto.

La ragione è che questa attività prevede movimenti di facile esecuzione, che vengono guidati e controllati in modo attento dal professionista.

Noi di Sant’Anna sappiamo bene quanto la ginnastica rappresenti la soluzione migliore per reagire in maniera positiva ai problemi di salute, sia fisici che psicologici.

Ed è per questo che valutiamo l’assistenza domiciliare sotto ogni punto di vista, così da essere in grado di sostenere le famiglie in qualsiasi momento.

Con Sant’Anna 1984 i tuoi cari sono al sicuro in ogni situazione.

Anziani e inverno: 3 consigli per proteggerli dal freddo

Anziani e inverno come proteggerli dal freddo

Il mese di Gennaio porta con sé il periodo più freddo dell’anno: i cosiddetti “giorni della merla”.

Sono proprio i periodi più freddi a mettere a dura prova il nostro organismo e a risentirne di più sono i nostri cari anziani.

Anche se spesso ci si preoccupa di più per il caldo soffocante dei mesi estivi, in realtà anche il freddo è da considerarsi rischioso.

Anzi: per la salute degli anziani, l’inverno è sempre da ritenere molto più insidioso dell’estate. 

Ne consegue che, con l’arrivo dell’abbassamento delle temperature, proteggere gli anziani deve diventare una priorità.

Come?

Cerchiamo di capirlo insieme in questo articolo.

Basse temperature: come proteggere gli anziani?

Durante la stagione invernale, le principali cause di malanno sono: il freddo, l’umidità, i virus e i batteri.

E in caso di persone fragili come gli anziani, il freddo può peggiorare condizioni cliniche importanti, come difficoltà respiratorie, problemi cardiovascolari, reumatismi e artriti, aumentando il rischio di contrarre malattie influenzali.

Proprio per questo motivo, è bene preparare il sistema immunitario, affinché possa essere in grado di svolgere la sua funzione al massimo delle sue capacità.

Ecco 3 preziosi consigli per aiutare i vostri cari anziani ad affrontare le basse temperature nel migliore dei modi:

  1. Monitorare la temperatura delle abitazioni

A causa dell’avanzare dell’età e di patologie, gli anziani potrebbero avere un’alterata percezione della temperatura e il rischio di ipotermia è sempre elevato. 

Bisogna quindi fare attenzione che la temperatura dei locali interni si aggiri sempre tra i 20 e i 23°C.

  1. Dedicare le giuste attenzioni alla scelta dell’abbigliamento

Potrebbe sembrare scontato, ma non lo è.

Bisogna infatti assicurarsi che gli indumenti siano adeguati e in grado di riparare dal freddo sia per gli ambienti interni che esterni. 

Maglie di cotone caldo, calze di lana, sciarpe e cappelli, ma, soprattutto, scarpe con rivestimenti adeguati per sopportare l’aria fredda. 

Molto importante è anche proteggere le labbra, mani e viso dal freddo tramite l’utilizzo di balsami e creme idratanti.

  1. Attività fisica

L’attività fisica è sempre fondamentale in qualsiasi situazione, anche e soprattutto in inverno.

Anche semplici attività, come portare fuori i rifiuti o fare una passeggiata in cortile, possono aiutare l’organismo dell’anziano a mantenere la circolazione sanguigna attiva. 

In questo caso, è bene controllare le condizioni della strada per evitare brutte cadute e infortuni.

Gli anziani e il freddo: l’importanza della giusta alimentazione

L’inverno mette a dura prova le difese immunitarie, ma è anche vero che la natura ci mette a disposizione i mezzi giusti per difenderci. 

La frutta e la verdura che troviamo nell’orto invernale, infatti, possono aiutarci a prevenire e ad alleviare fastidiosi mal di gola e influenze. 

Quando le temperature diventano più rigide, l’alimentazione e l’idratazione degli anziani sono da considerarsi fattori primari per consentire al corpo di mantenersi in buona salute.

Il consiglio è quello di preparare spremute, bevande calde e piatti ricchi di proteine come il brodo di pollo.

Una buona alimentazione è quindi un ottimo rimedio naturale per rafforzare le difese, ma non sempre è sufficiente.

Qualora dovessero presentarsi problemi, è sempre bene affidarsi al consiglio del proprio medico e farsi suggerire l’integratore e le vitamine più adatti alle proprie esigenze.

Al giorno d’oggi, il mercato offre un’ampia varietà di integratori, ognuno con le sue caratteristiche e modalità di assunzioni.

Ci sono integratori specifici per l’aumento delle difese immunitarie, per il rafforzamento del sistema cardiaco, per il controllo della pressione arteriosa e così via.

E possono trovarsi sotto forma di pillole, sciroppi, caramelle gommose, flaconcini monodose, bustine da sciogliere in acqua o direttamente sotto la lingua.

Insomma: ne esistono di tutti i tipi e per ogni situazione.

L’alimentazione risulta quindi essere uno dei sostegni più concreti contro il freddo.

È per questo che noi di Sant’Anna 1984 prestiamo particolare attenzione affinché i nostri assistiti seguano una dieta sana ed equilibrata, in grado di fornire tutti i nutrienti di cui necessitano.

Quando i nostri operatori entrano in una nuova famiglia, il loro obiettivo è riuscire a far parte di quella casa.

Infatti, grazie alla loro grande preparazione e professionalità, riescono sempre a farsi accettare, anche nelle situazioni più complesse.

Il legame è così solido che ogni operatore tratta il suo assistito proprio come se fosse un reale membro della sua famiglia, riservandogli tutte le attenzioni di cui ha bisogno.

Sant’Anna è una grande famiglia e lo dimostra ogni giorno anche attraverso piccole accortezze, come quelle legate al cambio di stagione.

Assunzioni badanti: quali errori evitare?

Assunzione badante errori da evitare

Sono sempre di più le famiglie Italiane che hanno bisogno di un aiuto per la cura dei propri cari più anziani, specie se si tratta di persone non autosufficienti.

In questi casi, le difficoltà che una famiglia deve affrontare sono molte: tutto il carico emotivo, economico e organizzativo ricade sui familiari.

Ed è così che nasce il bisogno di rivolgersi a figure specializzate: le badanti.

Ma, la ricerca della badante non è mai un percorso facile e, soprattutto se non ci si è mai confrontati con una situazione così, cadere in errore è davvero molto semplice.

Così come è complicato anche tutto quello che c’è dietro all’assunzione di questa figura specializzata.

Allora la domanda sorge spontanea: quali sono gli errori da evitare in fase di assunzione?

Assunzioni badanti: i 4 errori più comuni

Partiamo col dire che, in situazioni così delicate, la soluzione più semplice non è quasi mai quella giusta.

L’assunzione di una badante è un passaggio che richiede un’attenzione minuziosa da parte dei familiari della persona bisognosa, che non possono permettersi passi falsi.

Ma quali sono gli errori più comuni che bisognerebbe evitare?

  1. Ricercare la figura più economica per risparmiare

Se ci si muove in questi termini, è facile dimenticare di definire in maniera chiara tutto ciò che riguarda le ferie, i permessi, il trattamento di fine rapporto e la tredicesima.

Ma la cosa più grave è che, avendo pattuito un compenso poco adeguato, la badante potrebbe sentirsi autorizzata a venir meno alle sue mansioni, o a non rispettarle nel modo corretto.

2. Cercare badanti tramite annunci su internet

Con l’avvento delle tecnologie digitali, si ha la sensazione di avere tutto a portata di mano. Da una parte è un bene, ma dall’altra parte si rischia di avere una percezione sbagliata di alcune situazioni, che risultano più rapide ed economiche. 

Ma, ancora, in una situazione così delicata ricorrere agli annunci online potrebbe rivelarsi un errore madornale.

È vero, si potrebbero ricevere moltissime risposte in poco tempo, ma chi sarebbe davvero in grado di valutare ogni singolo curriculum e assicurarsi che non riporti falsità?

Si finirebbe per dedicare una grande quantità di tempo per colloqui a persone sconosciute, con la grande difficoltà di dover anche verificare le loro esperienze pregresse.

3. Non rendere partecipe la persona che ha bisogno della badante

Spesso i diretti interessati sono anziani poco lucidi a causa delle loro patologie, ma non bisogna mai dimenticare che sono loro i diretti interessati.

Di conseguenza, al fine di trovare una figura che possa soddisfare a pieno i loro bisogni, il loro parere è essenziale.

4. Fidarsi del passaparola

La soluzione più economica in termini di tempo sembra proprio questa: affidarsi alle raccomandazioni di altre persone.

Purtroppo però, anche se un anziano si è trovato benissimo, non è detto che la situazione si ripeta. Le persone sono diverse, così come lo sono le necessità di ogni assistito.

La ricerca della badante è un percorso tortuoso e le cose da prendere in considerazione sono davvero tante, senza dimenticare che si sta scegliendo una persona che passerà del tempo con i componenti più fragili della famiglia, per di più nelle loro case.

È sempre meglio quindi affidarsi ad agenzie specializzate e sicure, così da avere certezze e garanzie sul servizio offerto ed essere sollevati da tutte le responsabilità che comporta assumere un caregiver familiare.

Assunzioni badanti: perché affidarsi a una realtà come Sant’Anna 1984

Scegliere Sant’Anna 1984 significa avere la certezza di affidarsi a mani esperte, che ogni giorno dimostrano la loro grande professionalità.

Infatti, la selezione di un nuovo operatore è sempre scandita da un’attenta valutazione non solo del profilo professionale, ma anche e soprattutto delle doti personali di accoglienza, disponibilità ed empatia.

La nostra associazione, inoltre, offre la garanzia di badanti altamente qualificate, referenziate e con alle spalle grande esperienza nel settore.

Grazie a Sant’Anna 1984 i tuoi cari sono al sicuro.